Allerta pignoramento: ecco le somme sul tuo conto che la legge protegge sempre

Quando un debitore si trova sotto la minaccia di un pignoramento del conto corrente, la preoccupazione principale riguarda quali somme rimarranno effettivamente protette dalla legge e quindi sempre disponibili per le esigenze di vita quotidiana. Il sistema giuridico italiano, consapevole dell’esigenza di garantirne la sopravvivenza dignitosa anche in presenza di debiti, prevede precise tutele per determinate somme accreditate o depositate sul conto. Tuttavia, queste protezioni non sono universali: variano in base alla natura delle somme depositate e al momento in cui sono state accreditate.

Minimo vitale: cos’è e come si calcola

La più importante garanzia prevista dalla normativa italiana in tema di pignoramenti riguarda il cosiddetto minimo vitale. Questo concetto si traduce nella parte di somme che non può mai essere aggredita dal creditore, per assicurare al debitore e alla sua famiglia i mezzi essenziali di sussistenza. Il riferimento normativo è l’articolo 545 del codice di procedura civile, aggiornato costantemente anche in virtù delle indicazioni dell’INPS e dei cambiamenti nel valore dell’assegno sociale.

Nel 2025 il valore dell’assegno sociale è fissato a 538,68 euro. Di conseguenza, il minimo vitale impignorabile è pari a tre volte tale assegno, ovvero 1.616,04 euro assegno sociale. Questa soglia rappresenta il limite inferiore al di sotto del quale nessun pignoramento può essere effettuato, qualunque sia la natura del credito vantato dal creditore, incluse eventuali pretese dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

È fondamentale sottolineare che questa protezione interessa essenzialmente somme provenienti da stipendi, pensioni, indennità sostitutive o analoghe. Le somme di altro tipo (ad esempio, redditi da affitti, risparmi personali, eredità, TFR, ecc.) non beneficiano automaticamente di questa garanzia e pertanto possono essere pignorate nella loro interezza, fatto salvo il saldo eventualmente rimasto dopo l’applicazione del minimo vitale sulle somme tutelate.

Le somme sempre protette dal pignoramento

Il vantaggio legale introdotto dalla previsione del minimo vitale è che, nel caso in cui il conto corrente riceva esclusivamente accrediti di natura retributiva o pensionistica, il creditore non potrà mai ottenere l’intero saldo, ma solo la porzione che eccede il limite fissato annualmente. Ad esempio, se il conto contiene solo l’ultimo accredito di stipendio di 1.500 euro, la parte impignorabile resta quella del minimo vitale, ossia 1.616,04 euro per il 2025: nessuna somma potrà essere materialmente bloccata in presenza di un saldo pari o inferiore a tale soglia .

Quando invece sono presenti somme dovute a risparmi accumulati negli anni, a prescindere dalla loro origine, soprattutto se derivanti da entrate non tutelate, l’intero importo è potenzialmente aggredibile . È la chiara distinzione giurisprudenziale tra risparmio puro e denaro frutto di redditi da lavoro dipendente o da pensione a determinare questo discrimine. Nel caso di conti cointestati con coniugi, figli o altri, la tutela opera solo sulla quota parte di spettanza del debitore, rendendo più complessa e limitata l’azione esecutiva .

Limiti alla pignorabilità per stipendi e pensioni

Quando un atto di pignoramento colpisce il saldo presente sul conto corrente, la legge distingue tra somme accumulate prima dell’atto e somme accreditate dopo la notifica del pignoramento. Per le mensilità accreditate dopo la notificazione vige la regola specifica del prelievo di un quinto: il creditore potrà pignorare solo fino a un quinto dello stipendio o della pensione netta per ogni nuova entrata mensile, lasciando al debitore la disponibilità del resto . Nel caso delle pensioni, prima di calcolare il quinto, si deve comunque sottrarre il minimo vitale (pari al doppio dell’assegno sociale).

Se il creditore che agisce è l’Agenzia delle Entrate, la normativa prevede limiti ancora più stringenti:

  • Un decimo pignorabile se lo stipendio/pensione non supera i 2.500 euro al mese
  • Un settimo pignorabile per importi compresi tra 2.500 e 5.000 euro mensili
  • Un quinto pignorabile se l’assegno mensile supera i 5.000 euro

Questa scaletta di limiti tutela maggiormente i percettori di redditi più bassi, facendo sì che il peso del pignoramento sia sempre sostenibile per il debitore .

Le eccezioni e come tutelarsi

Nel caso di pignoramento di somme “vincolate” legalmente all’impignorabilità (ad esempio alcune indennità di accompagnamento per invalidità civile o assegni destinati a finalità protette), il debitore può far valere i limiti di legge direttamente innanzi al giudice dell’esecuzione. Se le regole vengono violate – ad esempio, se la banca o l’agente della riscossione bloccano anche le somme impignorabili – il debitore ha il diritto di eccepire la nullità parziale dell’atto di pignoramento e richiedere lo sblocco delle somme tutelate .

La stessa tutela si applica per i conti cointestati, dove il creditore può agire solo sulla quota parte di spettanza. In concreto, per conti intestati a più soggetti, la banca sarà tenuta a bloccare unicamente il 50% delle somme (se due intestatari), oppure una quota proporzionale negli altri casi, sempre salva l’applicazione delle regole di impignorabilità delle somme di natura tutelata.

È anche possibile che vi siano ulteriori forme di impignorabilità previste per specifiche somme, come ad esempio incentivi alla natalità, indennità Covid-19 o alcune tipologie di bonus e sostegni pubblici, a condizione che tali somme siano chiaramente distinguibili da altre sul conto corrente e aventi un vincolo di destinazione ben identificato .

Strategie per difendere le somme impignorabili

  • Chiedere alla banca di sbloccare immediatamente le somme impignorabili, indicando la loro natura tramite documentazione ufficiale
  • Ricorrere al giudice dell’esecuzione per la verifica dei limiti di pignorabilità e la restituzione delle somme eventualmente bloccate a torto
  • Mantenere separati i propri risparmi personali dagli accrediti di natura protetta, ove possibile, per evitare commistioni che potrebbero rendere più difficile identificare le somme tutelate
  • Contestare per iscritto ogni azione del creditore o della banca che non rispetti i limiti previsti dalla legge

Va puntualizzato che la conoscenza tempestiva delle proprie tutele è fondamentale: spesso i debitori non sanno che alcune somme sono protette per legge e che possono attivarsi rapidamente per ottenerne lo sblocco, evitando danni patrimoniali e personali.

Conclusioni e principali raccomandazioni

Il quadro normativo italiano, articolato e ricco di presidi a tutela della dignità del debitore, garantisce che non tutte le somme presenti sul conto corrente siano pignorabili. Il minimo vitale, calcolato sul multiplo dell’assegno sociale, rappresenta la barriera principale contro la perdita totale degli averi essenziali. Questa protezione, però, vale solo per le somme derivanti da lavoro o da prestazioni pensionistiche, e solo quando sia possibile identificarle chiaramente come tali.

Per tutte le altre somme, o qualora vi siano dubbi sulla loro natura, conviene sempre richiedere l’assistenza di professionisti. Solo così il debitore può far valere efficacemente i suoi diritti, tutelando la propria dignità e le condizioni minime di sopravvivenza in situazione di crisi. Monitorare regolarmente la propria posizione bancaria e conoscere i propri diritti rappresenta dunque la difesa più efficace contro le procedure di pignoramento aggressive e talvolta illegittime.

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