Attenzione ai residui chimici sul tuo bucato: ecco cosa usano davvero nel lavaggio a secco

Il lavaggio a secco è una procedura che, a differenza del normale bucato in lavatrice, non impiega acqua ma si avvale di solventi chimici altamente specifici per la pulizia e l’igienizzazione dei capi. Sebbene venga promosso come un sistema sicuro ed efficace, la presenza di residui chimici sui tessuti trattati e il tipo di sostanze utilizzate sollevano interrogativi circa la loro reale innocuità e il possibile impatto sulla salute e sull’ambiente.

I principali solventi e prodotti chimici nel lavaggio a secco

Il protagonista indiscusso del lavaggio a secco professionale è il tetracloroetilene (noto anche come percloroetilene, spesso abbreviato come PERC), un composto organico clorurato che rappresenta la scelta elettiva per le sue eccezionali proprietà detergenti. Questo solvente viene preferito per la sua capacità di penetrare in profondità nelle fibre tessili e sciogliere efficacemente lo sporco grasso e le macchie organiche che l’acqua e i detersivi tradizionali spesso non riescono a eliminare.

Il processo avviene all’interno di unità chimiche altamente controllate: i capi vengono inseriti in macchine sigillate e il solvente viene erogato per un ciclo che include pulizia, risciacquo tramite lo stesso solvente e un’asciugatura rapida per evitare residui visibili sui tessuti. Alcune lavanderie, nella fase finale, possono anche applicare additivi come ammorbidenti specifici, profumanti e, talvolta, finissaggi chimici protettivi.

Nonostante i moderni sistemi di ricircolo e distillazione permettano di rigenerare e riutilizzare parte del solvente, una percentuale residua resta inevitabilmente sui capi lavati o viene dispersa nell’ambiente.

Residui sui tessuti: quanto sono presenti e sono un rischio?

Dopo il trattamento, tipicamente i vestiti vengono asciugati al punto da risultare apparentemente privi di odori e residui. Tuttavia, tracce di tetracloroetilene possono persistere sulle fibre, soprattutto se l’asciugatura non è stata perfetta o se i cicli di distillazione non sono stati eseguiti correttamente. Questi residui, anche se in concentrazioni relativamente basse, possono provocare:

  • Odore caratteristico e pungente, che permane sui capi fino al primo utilizzo.
  • Irritazioni cutanee o reazioni allergiche, soprattutto in soggetti sensibili o su tessuti a contatto diretto con la pelle (come biancheria, camicie e abiti intimi).
  • Possibile inalazione durante la stiratura o indossando abiti recentemente lavati a secco, con esposizione a vapori potenzialmente nocivi.

Gli effetti variano a seconda della quantità residua di solvente, della sensibilità individuale e della frequenza con cui si indossano capi trattati professionalmente. Va notato che il PERC è stato oggetto di valutazioni stringenti da parte di enti di regolamentazione internazionali, poiché classificato come “probabilmente cancerogeno” per l’uomo dalle principali agenzie di salute ambientale; il livello di rischio reale dipende però soprattutto dalle quantità effettivamente assorbite e dalla frequenza del contatto.

Oltre al tetracloroetilene, alcune lavanderie usano o hanno usato anche altri solventi clorurati, siliconici o mix di idrocarburi sintetici; sono meno diffusi, ma anch’essi possono lasciare tracce persistenti sulle fibre.

Lavaggio alternativo e residui meno rischiosi

Proprio per i timori legati ai residui chimici, le soluzioni alternative per la pulizia a secco dei tessuti stanno guadagnando popolarità in ambito domestico. Tra queste si annoverano:

  • Bicarbonato di sodio, da mescolare con acqua per rimuovere macchie difficili in modo naturale.
  • Alcol denaturato, impiegato su specifiche macchie, con la successiva rimozione dei residui tramite polvere di talco e spazzolatura.
  • Aceto di vino bianco e succo di limone, per la loro funzione sgrassante e deodorante, adatti a tessuti delicati.
  • Sapone di Marsiglia, ottimo per la seta e i capi più sensibili poiché non lascia residui tossici.

Questi metodi, pur non potendo vantare la stessa efficacia e rapidità del lavaggio a secco industriale per determinate macchie o meticolosa igienizzazione, non rilasciano composti volatili nocivi e non presentano problemi di contaminazione chimica persistente.

Precauzioni e consigli per la sicurezza

Per ridurre il rischio di esposizione a residui chimici dopo il lavaggio a secco e proteggerne salute e ambiente:

  • Aerare i capi: lasciarli all’aria aperta appena ritirati dalla lavanderia, almeno per qualche ora, aiuta a far evaporare eventuali residui di solvente.
  • Evitare di conservare abiti in armadi chiusi se ancora odorano di prodotto chimico.
  • Preferire lavanderie certificate che adottino tecnologie avanzate di recupero e distillazione dei solventi, con un controllo severo sui residui e sulle emissioni.
  • Limitare il lavaggio a secco ai capi che davvero ne hanno bisogno, privilegiando lavaggi naturali laddove possibile e per tessuti meno delicati.

Va ricordato infine che i bambini, le persone allergiche e chi soffre di patologie respiratorie o cutanee dovrebbero prestare particolare attenzione a questo tipo di trattamenti.

In un’ottica di responsabilità ambientale e tutela della salute, la crescente attenzione verso i metodi di pulizia ecologici e senza residui testimonia la necessità di informarsi sempre con attenzione sulle sostanze effettivamente impiegate nel lavaggio dei propri indumenti e sulle buone pratiche per ridurre i rischi legati al contatto con residui chimici invisibili ma potenzialmente dannosi.

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