La bibita più famosa del mondo ha un contenuto di zucchero shockante: ecco quanto ne contiene davvero

La bevanda gassata più iconica e riconoscibile a livello globale è senza dubbio la Cola, un simbolo della cultura pop e della società di consumo moderna. Dietro la sua immagine diffusissima e la promessa di piacere rinfrescante, si cela però un dato che spesso sorprende anche i consumatori più informati: il reale contenuto di zucchero. Nel contesto attuale, caratterizzato da crescente attenzione verso l’alimentazione e la salute, conoscere la quantità di zucchero presente in questa bibita è fondamentale per comprendere le sue implicazioni nutrizionali.

Quanti grammi di zucchero ci sono in una lattina di Cola?

Quando si parla di Cola, si fa comunemente riferimento alla classica lattina da 330 millilitri, che rappresenta il formato più diffuso e consumato. In questa quantità sono contenuti circa 35 grammi di zucchero, cioè quasi 11 grammi ogni 100 millilitri di prodotto. Questo valore è facilmente riscontrabile consultando le etichette nutrizionali di spaziose supermercati e negozi. In termini pratici, 35 grammi di zucchero corrispondono a un numero di cucchiaini compreso tra 5 e 7, un dato che risulta disarmante se pensato in relazione all’assunzione raccomandata giornaliera di zuccheri per un adulto.

Per mettere la cifra in prospettiva, ricordiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità suggerisce di limitare l’assunzione di zuccheri liberi a meno del 10% dell’apporto energetico giornaliero totale, con un’ulteriore riduzione al di sotto del 5% (circa 25 grammi) come obiettivo ideale per benefici aggiuntivi sulla salute. Una sola lattina di Cola supera e di molto questa raccomandazione.

Confronto con altre bibite gassate e succhi

Spesso si pensa che la Cola detenga il primato per la quantità di zucchero tra queste bevande, ma un’analisi comparativa con altri prodotti svela un panorama più vario. Ad esempio, una lattina di aranciata contiene ben 40 grammi di zucchero, superando di 5 grammi la Cola e confermandosi temporaneamente come la bibita gassata più zuccherata tra quelle più facilmente reperibili. Anche altre bevande gassate, come la Gassosa o l’aranciata, presentano dati interessanti sulle rispettive quantità di zuccheri:

  • L’aranciata a sorpresa, risulta ancora più calorica della Cola grazie a un contenuto zuccherino superiore, fornendo 48 kcal su 100 ml, mentre la Cola si ferma intorno ai 42-44 kcal.
  • La Gassosa invece si distingue tra le principali bibite analcoliche zuccherate per il più basso apporto di zuccheri: 1,9 grammi ogni 100 ml, per un totale di circa 6 grammi per una lattina standard da 330 ml.

Anche i succhi di frutta e le bevande “light” o “zero” non sono esenti dal dibattito sul quantitativo di zuccheri: ad esempio, alcuni succhi presentano oltre 10 grammi di zucchero ogni 100 ml, pari a circa 35 grammi per una lattina, un valore che si avvicina molto alla Cola stessa.

Origine e tipologia degli zuccheri nella Cola

Un aspetto spesso sottovalutato è la natura degli zuccheri usati nella Cola. Negli Stati Uniti dal 1980 il dolcificante prevalente non è più il tradizionale saccarosio (zucchero da canna), ma lo sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio. Questo ingrediente, dal punto di vista nutrizionale, non presenta differenze eclatanti rispetto allo zucchero tradizionale in termini di apporto calorico o effetti cardiovascolari, ma numerosi studi hanno associato un potenziale aumento dell’infiammazione sistemica all’assunzione elevata di sciroppo di mais.

Nel resto del mondo, compresa gran parte dell’Europa, la ricetta originale prevede ancora zucchero di canna o di barbabietola. Tuttavia, il cambiamento negli USA sottolinea come il tipo di zucchero utilizzato in questa bevanda sia spesso soggetto a valutazioni economiche e politiche oltre che a considerazioni di gusto. La Cola è così divenuta anche un indicatore delle dinamiche produttive dei diversi continenti.

Consumo abituale e rischi per la salute

La principale criticità legata all’alto contenuto di zucchero nelle bibite come la Cola risiede nei rischi associati a un consumo frequente. Un’assunzione elevata di zuccheri semplici, come ormai confermato nel consenso scientifico internazionale, contribuisce all’incremento del rischio di sviluppare obesità, diabete di tipo 2, carie dentale, malattie metaboliche e altre patologie croniche.

La facilità di assunzione del prodotto favorisce il superamento delle quantità consigliate in tempi molto rapidi: una lattina può essere consumata in pochi minuti senza la percezione del quantitativo calorico e zuccherino che essa comporta. Questo effetto viene potenziato dall’abbondante presenza di anidride carbonica, che maschera la dolcezza e contribuisce a rendere il gusto più gradevole e meno stucchevole.

Impatto sulle fasce più giovani

Il problema appare ancora più serio tra i bambini e gli adolescenti, tradizionalmente principali consumatori delle bibite zuccherate, nei quali il consumo regolare rappresenta un fattore di rischio precoce per patologie metaboliche e disturbi alimentari. L’ambiente familiare e sociale, la pubblicità e la capillare disponibilità della Cola contribuiscono a normalizzare l’assunzione di quantitativi di zucchero nettamente superiori a quelli raccomandati in età pediatrica.

Sfide e strategie per la riduzione dello zucchero

Negli ultimi anni, la crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica ha obbligato i produttori a mettere a disposizione versioni a basso o nullo contenuto calorico, come le varianti light e zero, e a segnalare in modo più trasparente la presenza di zuccheri in etichetta. Tuttavia, la percezione comune della “lattina di Cola come innocuo piacere occasionale” è difficile da scardinare, e solo una maggiore informazione potrà indurre i consumatori a moderare il consumo o orientarsi verso alternative meno impattanti dal punto di vista nutrizionale.

La conoscenza approfondita del quantitativo di zucchero realmente contenuto in questa bevanda rappresenta il primo passo per orientare scelte di consumo più consapevoli: solo così si potrà ridurre l’impatto sulla salute della collettività, in particolare in quei gruppi più fragili e maggiormente esposti ai danni immediati e a lungo termine degli zuccheri aggiunti.

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