Nel momento in cui si verifica un infarto, ciò che accade alla pressione arteriosa è tutt’altro che prevedibile. Molti credono che durante un attacco cardiaco la pressione sia sempre alta, ma la realtà clinica racconta una storia più complessa, tanto che i cambiamenti pressori possono essere ingannevoli e facilmente fraintesi anche per un occhio esperto. Capire come il sistema cardiovascolare reagisce in queste situazioni e riconoscere i segnali che possono confondere è fondamentale per agire tempestivamente.
Le variazioni della pressione durante un infarto
Durante un infarto, la pressione arteriosa può assumere diversi comportamenti: può restare normale, subire un innalzamento oppure diminuire drasticamente. In alcuni casi, specie nella fase iniziale o in soggetti con pregressa ipertensione, si osserva un aumento della pressione dovuto a una reazione di stress dell’organismo e al tentativo del cuore di compensare il danno coronarico. Tuttavia, quando il danno cardiaco coinvolge un’area estesa o provoca una compromissione importante della funzione di pompa del cuore, si può assistere a una caduta della pressione, fino allo stato di shock cardiogeno nei casi più gravi.
In sintesi, la pressione può dunque:
Il sintomo confondente: la pressione “normale” o elevata
Un aspetto particolarmente subdolo è il fatto che, soprattutto nelle fasi iniziali, molte persone con infarto possono presentare una pressione arteriosa normale o addirittura alta. Questo può portare a sottovalutare la gravità della situazione e ritardare l’allarme medico. La presenza di pressione elevata non è infatti un esonero dalla possibilità di essere in presenza di un infarto; anzi, chi soffre cronicamente di pressione alta rischia di associare erroneamente i sintomi cardiaci a un semplice “picco pressorio”.
Tra i segnali ingannevoli più frequenti figurano:
Quadri clinici complessi: dalla pressione alta allo shock
Quando l’infarto interessa una vasta porzione del miocardio, il cuore perde capacità di pompare il sangue in modo efficace, causando un’insufficienza acuta che può condurre rapidamente a ipotensione e shock. In questi casi, oltre alla pressione bassa, si associano sudorazione fredda, estremità fredde, confusione mentale e stato di profonda prostrazione. Questa dinamica si verifica più frequentemente nei soggetti con pregressi danni cardiaci, età avanzata o patologie croniche.
Non bisogna tuttavia dimenticare che in molti pazienti, soprattutto durante le fasi precoci dell’infarto, i valori pressori possono rimanere elevati per diversi minuti o ore, per effetto dell’attivazione del sistema nervoso autonomo e del rilascio di catecolamine da stress fisiologico. Solo con il progredire del danno ischemico il cuore può cedere, causando la repentina diminuzione della pressione.
Perché la pressione va monitorata e mai sottovalutata nell’infarto
Riconoscere l’andamento della pressione arteriosa durante un sospetto infarto è essenziale, ma va sottolineato che il valore isolato della pressione spesso non è sufficiente per identificare la gravità del quadro. L’infarto può manifestarsi con pressione alta, normale o bassa, a seconda del momento e dell’estensione del danno cardiaco. È il contesto clinico globale – comprensivo di dolore toracico, dispnea, sudorazione, nausea o perdita di coscienza – a guidare la diagnosi e la necessità di intervento urgente.
Per chi è a rischio, risulta indispensabile monitorare costantemente la pressione arteriosa, specialmente a domicilio, e non trascurare mai segni nuovi o insoliti come dolori al petto, debolezza improvvisa o sensazione di svenimento. Nello studio clinico, è stato dimostrato che una pressione sistolica superiore a 155 mmHg registrata frequentemente al mattino rappresenta un indicatore importante di potenziale coronaropatia, compreso l’infarto.
Sintomi principali da non ignorare
Sottolineare che ogni minuto è prezioso in caso di sospetto infarto: il pronto intervento aumenta notevolmente le probabilità di sopravvivenza e di recupero pieno.
Conclusione: affidarsi solo ai sintomi pressori può trarre in inganno
In definitiva, durante un infarto la pressione arteriosa non segue uno schema fisso: può essere alta, normale o crollare all’improvviso nei casi gravi. Il sintomo più subdolo è proprio la sua apparente “normalità” o una lieve elevazione, che può essere interpretata erroneamente come un episodio di semplice ipertensione. Per questo motivo, non bisogna mai sottovalutare i sintomi sospetti e affidarsi solo ai valori della pressione: solo la valutazione globale dello stato di salute, guidata da personale sanitario, può distinguere tra un disturbo benigno e una condizione potenzialmente letale come l’infarto. Prompt intervento e attenzione a tutti i sintomi sono il vero scudo contro le conseguenze di un attacco cardiaco.