Mantenere il rischio cardiovascolare sotto controllo è una delle priorità fondamentali per la salute pubblica, soprattutto in considerazione dell’elevata incidenza di malattie cardiovascolari come infarto, ictus e arteriopatie periferiche. In ambito clinico si utilizzano specifici strumenti di valutazione per stimare questo rischio, come le carte SCORE e altri algoritmi validati, con lo scopo di pianificare la prevenzione e orientare le scelte sia in termini farmacologici che di stili di vita. Un aspetto cruciale è conoscere le “soglie di sicurezza”: ovvero, le percentuali di rischio cardiovascolare globale oltre le quali aumenta sensibilmente la probabilità di eventi avversi e per cui è indispensabile intervenire.
Cosa significa rischio cardiovascolare e come si calcola
Il concetto di rischio cardiovascolare globale si riferisce alla probabilità che una persona sviluppi un evento cardiovascolare maggiore (come infarto o ictus) in un determinato arco temporale, di solito 10 anni. Questo rischio deriva dalla combinazione di diversi fattori — tra cui età, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa, valori di colesterolo e presenza di diabete — che vengono integrati nei sistemi di calcolo.
Le più utilizzate sono le carte SCORE, sviluppate per la popolazione europea, che stimano il rischio di morte cardiovascolare a 10 anni sulla base dei fattori sopra citati. In Italia, le linee guida raccomandano una stima regolare del rischio, soprattutto per chi abbia superato i 40 anni o presenti familiarità per patologie cardiovascolari importanti.
Qual è la percentuale massima di rischio da non superare?
Il valore soglia da non superare per considerarsi a basso rischio cardiovascolare è inferiore all’1% di rischio di morte cardiovascolare a 10 anni secondo le carte SCORE.
Ecco la suddivisione convenzionale delle categorie di rischio:
- Rischio basso: rischio <1% a 10 anni di andare incontro a un evento cardiovascolare mortale
- Rischio moderato: rischio ≥1% e <5%
- Rischio alto: rischio ≥5% e <10%; in presenza di singoli fattori di rischio particolarmente elevati (es. colesterolo totale >310 mg/dL, LDL >190 mg/dL, pressione ≥180/110 mmHg) o condizioni come diabete di lunga durata senza danno d’organo, si entra automaticamente in questa fascia.
- Rischio molto alto: rischio ≥10% a 10 anni o presenza di malattia cardiovascolare già manifesta (ad es. infarto, ictus, arteriopatia periferica).
Per la popolazione generale adulta senza patologie note, l’obiettivo è restare sempre al di sotto del 5%, preferibilmente entro l’1% per tutta la durata della vita attiva.
Pressione arteriosa, colesterolo e misure da non superare
Pressione arteriosa: valori di sicurezza
Uno dei fattori più influenti sul rischio cardiovascolare è la pressione arteriosa. I valori massimi raccomandati sono:
- Pressione sistolica (massima): non deve superare i 140 mmHg
- Pressione diastolica (minima): non oltre i 90 mmHg
Superare queste soglie rappresenta un importante fattore di rischio e necessita di intervento sia con strategie di stile di vita che, se necessario, farmacologiche.
Colesterolo LDL: limiti secondo il rischio individuale
Un’altra variabile cruciale è il colesterolo LDL, la cui soglia raccomandata varia in base al livello di rischio individuale:
- Rischio molto alto: LDL <55 mg/dl e riduzione almeno del 50% rispetto ai valori basali
- Rischio alto: LDL <70 mg/dl
- Rischio moderato: LDL <100 mg/dl
- Rischio basso: LDL <116 mg/dl
Valori più alti, soprattutto sopra i 190 mg/dl, sono considerati ad alto rischio indipendentemente dagli altri fattori, così come colesterolo totale sopra i 310 mg/dl.
Altri parametri da controllare
- Girovita: non superare gli 94 cm negli uomini e 80 cm nelle donne per minimizzare il rischio.
- Trigliceridi: valore raccomandato <150 mg/dL.
- Glicemia a digiuno: valore ottimale <100 mg/dL.
Prevenzione: strategie e controlli periodici
Per mantenere il rischio cardiovascolare al di sotto delle soglie critiche, è fondamentale:
- Non fumare e ridurre l’esposizione al fumo passivo.
- Seguire una dieta mediterranea ricca di frutta, verdura, olio d’oliva, pesce e carni magre.
- Controllare il peso corporeo ed il BMI.
- Praticare attività fisica regolare, almeno 150 minuti a settimana di esercizio aerobico moderato.
- Monitorare periodicamente la pressione arteriosa, i livelli di colesterolo, i trigliceridi e la glicemia.
Secondo le raccomandazioni, chi ha un rischio cardiovascolare elevato (sopra il 20%) dovrebbe eseguire la valutazione ogni sei mesi, mentre chi ha rischio moderato tra 5% e 20% almeno una volta l’anno. Chi si trova a basso rischio può monitorarsi ogni 5 anni, a meno che non emergano nuovi fattori di rischio o cambiamenti dello stile di vita.
Inoltre, nei soggetti già affetti da patologie cardiovascolari, diabete o insufficienza renale, i target devono essere ancora più stringenti e personalizzati dal medico curante.
Importanza della consulenza medica
È importante sottolineare che la valutazione del rischio cardiovascolare deve essere svolta da personale medico specializzato, attraverso anamnesi, esame obiettivo e calcolo su carta SCORE o strumenti corrispondenti. I valori soglia non rappresentano cifre assolute da interpretare autonomamente, ma servono come guida per la personalizzazione della prevenzione, in relazione all’età, alla presenza di eventuale familiarità, alle abitudini e allo stato di salute generale. In caso di superamento delle percentuali critiche, l’intervento tempestivo può prevenire eventi acuti potenzialmente fatali.
La prevenzione cardiovascolare resta una delle aree più efficaci e gratificanti della medicina preventiva: conoscendo i propri numeri e i limiti “da non oltrepassare”, si aumenta in modo significativo la possibilità di condurre una vita più lunga e in salute.